La mia storia

Non ho mai voluto seguire “le regole del gioco”, un atteggiamento che, per chi crede nella genetica, potrebbe essere ereditario. Infatti mio
padre Paolo Spinola ha lasciato Genova molto presto per iniziare, a Roma, la carriera di regista cinematografico.
Ho vissuto il mondo del cinema di mio padre ed il suo successivo passaggio, nel ’75, dalla produzione cinematografica a quella vinicola.

Mio nonno aveva una vastissima azienda nella zona di Gavi, intorno al Castello di Tassarolo, frammento superstite del passato stato Spinolino.
Si dilettava a fare il “latifondista” con un ritmo d’altri tempi.

A metà degli anni ’70 mio padre e mio zio prendono in mano la parte vitivinicola, cambiando marcia. Allora usavamo la grande cantina sotto il Castello, un posto magico: grandi botti di rovere, anfratti ricoperti di muschio, pavimenti umidi e sconnessi.

Passavo la maggior parte del tempo a girovagare nel buio con la torcia in mano per osservare le incessanti riparazioni delle antichissime doghe di legno delle enormi botti di Rovere. Il giardino e il parco del Castello sono stati i miei campi di osservazione e sperimentazione della natura.

Un mio antenato Massimiliano Spinola (1780-1857) era stato un famoso entomologo. La sua collezione di insetti e farfalle riposava nella torre del castello. Era il mio punto di attrazione. Ho scoperto da poco che è morto nella stessa data della mia nascita: il 12 novembre.

Ho incominciato ad amare la Natura, gli animali e gli insetti da subito. Mi sono sentita parte di quel tutto, invece che antagonista.
La Natura l’ho ritrovata qui in azienda, quando nel 2005 da Londra mi sono trasferita a Tassarolo.

Dopo la laurea avevo girato il mondo, lavorato nell’arte, vissuto a New York e a Londra, ma non avevo mai abbandonato il legame con
l’azienda. E quando sono arrivata con mio figlio di pochi mesi ho subito capito che quest’ azienda poteva essere il mio prossimo “art work”, esprimere i miei valori e i miei ideali. Qui potevo fare della vita la mia creazione. La conversione all’agricoltura biodinamica è stata un passo obbligatorio, un anno dopo il mio arrivo.

La sfida più grossa è stata quella sociale: creare la squadra e poi armonizzarla, integrarla, gestirla.Le persone, il bene più prezioso, non si incontrano mai a caso

Ho avuto al mio fianco lungo il cammino delle persone speciali che hanno creduto in quello che facevo. Ma, in particolare, sono state determinanti due persone: Bonifacio Spinola, lontano parente del ramo degli Spinola di Roma, ma in pratica più vicino di un fratello, che è diventato mio socio e con il quale lavoro fianco a fianco e Miri Velli, consigliere severo ma giusto, cantiniere e responsabile delle vigne che ha messo le radici e il cuore nell’azienda.